Quando ieri il Parroco iniziando l’omelia ha ricordato a tutti che te ne sei andato in solitudine mi si è stretto il cuore, mi si è ritorto lo stomaco e ho sentito amplificarsi quell’enorme dolore di averti lasciato andare con la sensazione drammatica di non aver fatto tutto quello che potevo per aiutarti. Certo che tu testone non ci hai dato una mano a farlo, sempre con la battuta pronta, sempre pronto ai simpatici sfottò sul mio incarico, sempre ad affrontare con il medesimo spirito tutte le situazioni, sempre a parlare con amore ed un immenso affetto paterno di Federico e di Alice, del travaglio di tuo padre, unico argomento dove lasciavi trasparire quel sentimento di impotenza che tanto ti faceva male. E intanto, da molto tempo ormai, il tuo viso, il tuo corpo si trasformavano, le tue sofferenze aumentavano ma tu testone non ne volevi parlare con nessuno, nemmeno con i tuoi amici di sempre. Inevitabilmente il ricordo corre veloce a quando ti incontravo in giro in bici con la tua bella famiglia ed i tuoi figli ancora piccoli, una famiglia bellissima, un uomo bello, sereno, quasi un colosso invincibile che ha sempre trasmesso simpatia, positività, voglia di vivere a tutti quelli che hanno avuto la fortuna di conoscerti o anche solo di scambiare due chiacchiere con te. Quando ieri, dopo tanto tempo, ho rivisto Federico e la sua straordinaria somiglianza con te, un piccolo barlume di luce è arrivato per aiutarmi ad accettare di accompagnarti col mio pensiero in questo nuovo cammino, purtroppo non più terreno, che hai intrapreso. Ciao Pedo, ciao carissimo Paolo… Ruggero