Sabato finalmente si è materializzato il seminario sullo Sport promosso dal PD. Al momento vi risparmio i commenti dicendo solo che il mondo sportivo è molto variegato e c’è chi si fregia di questo termine pur non capendone nulla e cercando solo di tutelare il proprio mondo che spesso con lo Sport ha ben poco a che fare o perlomeno ne è solo un piccolo aspetto. Il problema è che purtroppo i politici spesso si rivolgono proprio a questi soggetti per fare politica sportiva ed i risultati credo siano sotto gli occhi di tutti.
Comunque, di seguito, vi pubblico prima il mio intervento e subito dopo il documento, venuto fuori dalle riunioni preliminari, fatto dalla Idem, dove però c’è anche un po’ di farina del mio sacco grazie alla grande disponibilità di Josefa… buona lettura…
Ruggero Tosi – Intervento Seminario PD 18 Dicembre 2010 – Bologna, via Giuseppe Rivani
Mi presento: sono Consigliere Comunale a Ferrara ed ho avuto la possibilità di ricoprire questo incarico grazie all’esperienza pluriennale maturata nell’ambiente sportivo dove in pratica ho ricoperto tutti i ruoli e dove tuttora rivesto incarichi in più settori. Sono stato ovviamente giocatore prima, allenatore poi (di pallavolo) in tutti gli ambiti (avviamento allo sport, giovani, categorie regionali e nazionali (sino alla B1) dove ho collezionato più di 500 presenze in panchina (sino allo scorso anno), dirigente di società (lo sono tuttora) e al momento, da 8 anni a questa parte, sono il Coordinatore Tecnico del Comitato Provinciale del Coni. Vi assicuro, chiedo di credermi sulla parola, che conosco molto bene tutto l’ambiente sportivo ed in tutte le sue sfaccettature.
Vorrei iniziare il mio intervento raccontando brevemente un episodio successo qualche giorno fa.
4a Commissione comunale, discussione per una delibera su una convenzione tra Comune e Provincia sulle palestre che in un passaggio riporta… “nell’intento di renderli fruibili (le palestre) da parte del maggior numero di cittadini per la pratica di attività sportive, ricreative e sociali”….
Nella discussione è intervenuto un consigliere, fortunatamente non del PD, chiedendo di far togliere i termini ricreative e sociali in quanto, secondo lui, non c’entravano niente con l’attività sportiva… ovviamente sono intervenuto per dire quanto fosse importante che quelle due parole restassero nella delibera e sottolineare ad esempio l’alta valenza sociale che ha l’attività di avviamento allo sport che non può essere definita solo attività sportiva. Probabilmente non sono stato convincente, perché nella discussione in consiglio ha riproposto ancora quel tema trovando tra l’altro degli adepti.
Ecco, questo è uno degli aspetti che quotidianamente dobbiamo affrontare parlando di sport nell’ambiente politico perchè chi non ha praticato lo sport nelle sue forme corrette non sa nemmeno lontanamente di cosa si stia parlando e ragiona solamente per luoghi comuni. Certamente e fortunatamente non tutti ragionano in questo modo ma qua si inserisce un altro problema.
In questa mia breve esperienza politica, sono in consiglio da meno di due anni, ho capito una cosa che prima mi sfuggiva e alla quale non riuscivo a dare spiegazioni.
Mi chiedevo: come mai da almeno vent’anni a questa parte lo sport, ogni volta che viene preso in causa, è presentato come la panacea di tutti i mali e poi quando è il momento non viene mai supportato in giusta misura? Noi qua sappiamo bene tutti come sia trasversale il suo valore nei vari aspetti: salute, sanità, integrazione, benessere psicofisico, condivisione di regole, ecc. ecc. senza scordare, anche se per me non rappresenta la cosa prioritaria, l’indotto economico oggi più che mai importante quanto le altre voci.
La domanda era ed è: perché, non appena si deve decidere il settore su cui togliere risorse per far quadrare il bilancio, l’Assessorato allo Sport è sempre il primo della lista se veramente lo sport è unanimemente così utile?
La risposta è semplicissima: i politici, anche quelli capaci che hanno a cuore il problema e che sono diversi da quel consigliere portato ad esempio prima, sanno perfettamente che alla fine c’è sempre qualcuno che manda avanti il sistema quasi sempre con poche risorse, se non addirittura senza.
Ovviamente sto parlando dell’associazionismo sportivo, l’asse portante su cui si basa tutto il movimento sportivo italiano.
Detto così quasi quasi allora viene da chiedersi: cosa c’è da lamentarsi se veramente questo benedetto “sport” in un modo o nell’altro trova il modo di realizzarsi e perché la politica dovrebbe occuparsene?
Il problema sta nel fatto che l’associazionismo sportivo è un mondo talmente variegato e pieno di tante sfaccettature che diventa praticamente impossibile ricevere risposte certe e soprattutto corrette. Si va dall’eccellenza alla mediocrità se non alla completa inefficienza, che spesso produce anche gravi danni nella popolazione sportiva giovanile, passando ovviamente anche tra chi ha solo interessi economici. Questi ultimi soggetti tra l’altro sono proprio quelli che in un qualche modo riescono ad avere canali privilegiati anche nelle nostre amministrazioni. Presentano progetti sulla carta che non hanno reale attuazione solo per ottenere il contributo clientelare. Numeri, solo numeri senza contenuti.
Non mi dilungo, i problemi che volevo mettere in luce siano già stati abbastanza sottolineati e perciò non voglio tediare oltre andando subito alle conclusioni.
Oltre al contenuto dell’ottimo documento di Josefa che ci ha portati a questo seminario e che condivido totalmente voglio porre l’attenzione solo su due aspetti precisi dove, se si vuole, anche già da domani, pur in assenza di grandi risorse, una buona Amministrazione ed una buona politica può fare molto.
1) Salvaguardia delle eccellenze e delle buone pratiche dell’associazionismo sportivo che al momento significa dare opportunità nella gestione degli impianti a quelle società sportive che veramente meritano per mezzo di convenzioni fatte ad hoc. Ciò significa ovviamente penalizzare chi non merita e che abusa di queste convenzioni per diritti acquisiti. Gli impianti, in mano alle “eccellenze”, diventano un patrimonio sociale di smisurate proporzioni. Posti “sani” dove la gente si incontra, discute, vive emozioni, partecipa, si conosce, impara ad essere solidale, si diverte.
2) Fare in modo, investendo in questo settore le poche risorse disponibili, che tutti i bambini abbiano le stesse opportunità di conoscere i benefici dell’attività sportiva praticandola in modo corretto. Un’attività motoria organizzata che salvaguardi le tappe evolutive e ciò può avvenire esclusivamente se chi organizza e propone tale attività è capace e competente. Un piccolo investimento che non darà benefici nell’immediato (altro problema della politica attuale) ma nel medio lungo periodo. Questo può avvenire solo se la base minima uguale per tutti viene data nella scuola primaria da persone competenti e capaci. Solo così inietteremo il “virus” dello sport e le nostre generazioni future potranno godere dei benefici elencati prima grazie alle scelte che faremo ora.
Per realizzare entrambe queste azioni è indispensabile che il mondo politico sportivo sia governato da persone competenti, in grado di riconoscere le eccellenze e le priorità. A questi amministratori poi deve essere riconosciuta pari dignità rispetto agli altri ambiti delle amministrazioni locali dove il
Si può quindi affermare che lo sport, ormai, è un fenomeno che entra in tutte le famiglie e pertanto, oltre ad essere vissuto come un’esigenza personale, viene inteso come un autentico diritto di cittadinanza, naturalmente con tutte le sue implicazioni.
Nonostante questi dati, stupisce costatare la scarsità di investimenti in questo settore, che l’analisi che il mondo dello sport fa al suo interno, imputa ad attenzioni politiche troppo saltuarie e generate da una cultura sportiva che non è ancora uscita dalla culla.
E’ ovvio che questo settore, storicamente in difetto, sarebbe colpito due volte dalla crisi economica se dovesse subire dei tagli rispetto al passato in quanto sarebbero da intendere come un’ulteriore dieta a un fisico già denutrito.
Il mondo sportivo, tuttavia, forse perché da sempre abituato alla precarietà, ha una serie di margini che potrebbero permettergli di creare degli strumenti, tanto semplici quanto efficaci ed in parte innovativi, da uscire dalla crisi garantendo comunque una serie di servizi che il nostro partito dovrebbe considerare delle assolute priorità.
In molti casi le Società Sportive con i propri tecnici utilizzano lo spazio riservato loro dalla scuola per fare reclutamento per la propria disciplina, fenomeno questo che, è risaputo, incrementa l’abbandono precoce. In questa fascia d’età invece è necessario, se non indispensabile, trasmettere l’abc del movimento e sviluppare le competenze necessarie per praticare poi tutte le discipline sportive per una scelta responsabile e consapevole dell’attività più consona alle capacità e all’inclinazione di ciascuno.
L’ultimo posto nella classifica europea per impegno di ore dedicate all’attività motoria e allo sport è proprio occupato dalla scuola primaria italiana.
Eppure le ore di attività motorie sono previste nell’orario curriculare dei nostri bambini, ma devono essere garantite dalle maestre tuttofare che finiscono per delegare a chicchessia questo delicato compito o decidono di dare più spazio ad altre attività disciplinari ritenute a torto più utili allo scopo.
L’attività motoria deve essere praticata da personale preparato e competente per questa delicata e strategica fascia d’età. Occorre affiancare l’insegnante nell’attività curriculare da laureati in scienze motorie che devono essere formati nello specifico in quanto nel loro percorso di studi non esiste l’obbligo di svolgere stage o didattica sul campo.
Questi impianti, tuttavia, oltre a rispondere comunque a una griglia di esigenze troppo ristretta, ormai necessitano di interventi di messa a norma e in sicurezza. Vista la crisi però, gli interventi necessari per la manutenzione che per le nuove costruzioni, se esclusivamente in capo alla gestione pubblica, difficilmente troveranno risposte esaustive nel futuro a breve o medio termine.
Come esempio negativo in merito è da citare la procedura scelta dal comune di Bologna dove per causa della durata massima di tre anni c’è un alto potenziale di situazioni critiche e di conflittualità, per non parlare poi delle risorse che non sono state investite in favore di una risposta più qualificata nei confronti delle esigenze dei cittadini.
Secondo, occorrerebbe convogliare le iniziative sparse nel territorio e farli diventare eventi sovra comunali. Questo, oltre a fare risparmiare sui costi dei relatori e delle varie logistiche, comporta graduale superamento di logiche campanilistiche tanto limitanti quanto ancora troppo diffuse.
Gira una battuta negli ambienti sportivi: per lo sport erano tempi di vacche magre quando ancora si vedevano molte vacche grasse in giro.
A questo settore quindi va posta molta attenzione, sia da parte dell’apparato politico che dovrebbe cominciare a trattarlo come un tema prioritario, sia per quanto riguarda l’assegnazione delle deleghe. Non è più accettabile che questa delega venga trattata come un accessorio alla quale il titolare per forza non può dedicare le giuste attenzioni.
Inoltre, gran parte del potenziale sovra esposto ce lo possiamo giocare soltanto se possiamo contare su una regia comunale e provinciale autorevole. Sono quindi da scegliere amministratori dello sport che sono già collegati con il mondo dello sport territoriale e che hanno competenze in merito.